Diari lastrigiani Dicevamo dei circoli...     Ieri e oggi anche a Lastra a Signa

Il dopo scissione fino al 1993


Il dodicesimo Congresso nazionale delle Acli (Cagliari, 13/16  aprile 1972) conferma alla presidenza Gabaglio e modifica i primi due articoli dello Statuto rendendoli conformi al reale volto del Movimento.

Nel 1972 finisce l'esperienza politica del Mpl di Livio Labor ed il confronto interno alle Acli porta, il 5 novembre, alle dimissioni di Emilio Gabaglio ed alla presidenza di Marino Carboni. Marino Carboni si impegna nel creare un'immagine di Acli più "neutre", come "luogo di incontro e di confronto" tra forze di diversa ispirazione.

Dall'opzione per la "scelta di classe" si passa gradatamente a quella di "linea egualitaria delle riforme".

Un momento di forte tensione si ha in occasione del referendum sull'aborto.

Le Acli indicano di votare secondo coscienza, Gioventù Aclista si schiera per il "no" e si arriva ad una vera e propria rottura tra il movimento "giovanile" e quello "adulto".

Nel tredicesimo Congresso nazionale delle Acli (Firenze, 10/13  aprile 1975) Marino Carboni è confermato alla presidenza, anche in virtù della sua dimostrata capacità di ricompattare il Movimento. Il calo elettorale della DC e l'avanzata del PCI spingono le Acli sempre più verso il pluralismo delle scelte politiche in ambito cattolico.

Ne consegue che la richiesta di chiarimento da parte della Cei diviene sempre più pressante, tuttavia si arriva, nel 1976, ad una svolta risolutiva con la nomina di padre Pio Parisi ad Assistente ecclesiastico.

Marino Carboni si candida a senatore nelle liste della DC ed il 30 maggio 1976 gli subentra, alla presidenza delle Acli, Domenico Rosati, già vicepresidente.

Il quattordicesimo Congresso nazionale delle Acli (Bologna, 15/19 giugno 1978) si svolge nel pieno degli "anni di piombo" e vede la definitiva ricomposizione delle correnti interne alle Acli ed il ripristino dei buoni rapporti con la DC, anch'essa avviata ad un rinnovamento, sotto la guida di Benigno Zaccagnini.

Negli anni successivi, che vedono il nascere dell'intesa DC-PSI, le Acli rafforzano la propria identità, che le pone fuori delle logiche di partito e le propone come polo di riferimento e di orientamento morale, culturale e sociale.

La centralità della società civile è vista come l'elemento essenziale di rigenerazione della politica.

Il quindicesimo Congresso nazionale delle Acli (Bari, 7/10  dicembre 1981) vede il ritorno della piena sintonia tra Acli e Gioventù Aclista, che sviluppano in comune il tema della costruzione di un movimento della società civile per la riforma della politica, che si muove lungo le direttrici della pace, del disarmo, della pianificazione globale, della diffusione
dei poteri.

Temi ancora oggi attuali perché irrisolti, dei quali in quei tempi si iniziava ad avere sensibilità e verso i quali le Acli già da tempo avevano mostrato interesse.

Il sedicesimo Congresso nazionale delle Acli (Roma, 24/27  gennaio 1985) vede le Acli in pieno recupero del credito esterno. Le tre indicazioni congressuali sono: pace - lavoro - democrazia.

È evidente come queste affermazioni pongano le Acli controcorrente rispetto alle sottili logiche partitocratiche ed agli egoismi sociali che in quegli anni sono in pieno sviluppo ed oggi sono più che mai imperanti.

In quanto eletto parlamentare nelle liste della DC, il 12 maggio 1987, Domenico Rosati si dimette dalla presidenza e gli subentra, il 31 maggio, Giovanni Bianchi il quale al diciassettesimo Congresso nazionale delle Acli (Milano, 30 gennaio-2 febbraio 1988) viene riconfermato alla presidenza.

Le Acli ora si trovano ad affrontare cambiamenti di notevole rilevanza sia sul piano nazionale che sullo scenario mondiale: disfacimento dei regimi comunisti; la crisi del sistema politico italiano (il primato dei partiti entra in crisi ed emergono nuovi soggetti politici e ciò rende necessarie nuove regole del gioco che conducano ad un'alternanza politica serenamente vissuta);
la crisi dello stato sociale, cioè di una delle più importanti conquiste delle lotte dei lavoratori.

Si sta costituendo una nuova società e si sta formando un nuovo modo di fare politica.

Le Acli devono quindi favorire la formazione di una nuova cittadinanza sociale che sappia guardare al futuro riprendendo e sviluppando i grandi temi del passato.

La presidenza Bianchi si caratterizza anche per l'approfondimento del pensiero di don Sturzo, soprattutto per la sua attenzione al pluralismo ed alle autonomie.

V'è anche molta attenzione per l'associazionismo che viene valorizzato perché in grado di mediare tra il ruolo (dirigente) dello Stato ed i limiti (egoistici) del mercato.

Le Acli per Giovanni Bianchi devono essere un gruppo omogeneo per formazione, retto dalle regole della democrazia, formato dalla base della società civile ed al servizio di tutti i cittadini.

Attivo, quindi, non per interessi di parte ma attento a salvaguardare tutti quei cittadini che si trovano stretti tra la morsa del dirigismo statale e dell'egoismo del mercato, tenendo conto che il primo è necessario per frenare l'anarchia del secondo e la sua insensibilità ai valori espressi dalla persona, ridotta al ruolo di consumatore di beni materiali.

L'iniziativa delle Acli si sviluppa secondo tre versanti: riforma del sistema politico attraverso il rilancio del cattolicesimo sociale e democratico e le riforme istituzionali; crescita autonoma della società civile con la promozione dell'associazionismo e con l'impegno nelle battaglie democratiche; approfondimento della dimensione ecclesiale, che viene esaltata in occasione del diciottesimo Congresso nazionale delle Acli ( Roma, 4/8  dicembre 1991), che ha il suo momento culminante nell'udienza che il Santo Padre concede a 10.000 aclisti.

Questa udienza segna il punto di arrivo di una costante ricerca religiosa che negli ultimi anni, guidata da padre Pio Parisi, viene, con Giovanni Bianchi, particolarmente valorizzata.





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