Lastra a Signa, curiosità

Cesare Beccaria
Dei delitti e delle pene - Errori nella misura delle pene


Le precedenti riflessioni mi danno il diritto di asserire che l'unica e vera misura dei delitti è il danno fatto alla nazione, e però errarono coloro che credettero vera misura dei delitti l'intenzione di chi gli commette.

Questa dipende dalla impressione attuale degli oggetti e dalla precedente 
disposizione della mente: esse variano in tutti gli uomini e in ciascun uomo, colla velocissima successione delle idee, delle passioni e delle circostanze.

Sarebbe dunque necessario formare non 
solo un codice particolare per ciascun cittadino, ma una nuova legge ad ogni delitto.

Qualche volta 
gli uomini colla migliore intenzione fanno il maggior male alla società; e alcune altre volte colla più cattiva volontà ne fanno il maggior bene.

Altri misurano i delitti più dalla dignità della persona offesa che dalla loro importanza 
riguardo al ben pubblico.

Se questa fosse la vera misura dei delitti, una irriverenza all'Essere degli 
esseri dovrebbe più atrocemente punirsi che l'assassinio d'un monarca, la superiorità della natura essendo un infinito compenso alla differenza dell'offesa.

Finalmente alcuni pensarono che la gravezza del peccato entrasse nella misura dei delitti.

La fallacia di questa opinione risalterà agli occhi d'un indifferente esaminatore dei veri rapporti tra 
uomini e uomini, e tra uomini e Dio.

I primi sono rapporti di uguaglianza. La sola necessità ha fatto 
nascere dall'urto delle passioni e dalle opposizioni degli interessi l'idea della utilità comune, che è la
base della giustizia umana; i secondi sono rapporti di dipendenza da un Essere perfetto e creatore, che si è riserbato a sé solo il diritto di essere legislatore e giudice nel medesimo tempo, perché egli solo può esserlo senza inconveniente.

Se ha stabilito pene eterne a chi disobbedisce alla sua 
onnipotenza, qual sarà l'insetto che oserà supplire alla divina giustizia, che vorrà vendicare l'Essere
che basta a se stesso, che non può ricevere dagli oggetti impressione alcuna di piacere o di dolore, e che solo tra tutti gli esseri agisce senza reazione?

La gravezza del peccato dipende dalla 
imperscrutabile malizia del cuore.

Questa da esseri finiti non può senza rivelazione sapersi. Come 
dunque da questa si prenderà norma per punire i delitti?

Potrebbero in questo caso gli uomini 
punire quando Iddio perdona, e perdonare quando Iddio punisce.

Se gli uomini possono essere in 
contraddizione coll'Onnipossente nell'offenderlo, possono anche esserlo col punire.




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