La tradizioni popolari di Santo Stefano a Calcinaia. Alessandro De Gubernatis, Lastra a Signa (1894)

Usi funebri - Tradizioni popolari di Santo Stefano a Calcinaia


Quando la famiglia che attornia il malato vede che questo è prossimo a morire chiama gente dalla strada, e quando ha esalato l'ultimo respiro, tutti si ritirano in una camera appartata, lontana dalla camera dove c'è il cadavere.

Uomini di conoscenza, che non siano però parenti, tolgono una porta dai cardini e la depongono per terra in modo che sia un pò inclinata:
sopra questa collocano il cadavere dopo averlo lasciato con la sola camicia e gli mettono accanto un lume.

Dopo aver fatto ciò, chiudono la stanza e si ritirano.

Frattanto i parenti prossimi e remoti e le sole donne del vicinato deliberano sul da farsi:
se cioè, si debba chiamare un prete, se chiedere la coltre da 5 lire o quella di maggior lusso, quanti ceri si debbano acquistare, e via discorrendo.

Si darà incarico ad un uomo, che non sia parente, di fare tutto quello che occorre per il funerale.

Viene chiamato il becchino al quale viene affidata la toilette del morto, tanto che si tratti di uomo che di donna.

Generalmente, col becchino sta in camera un parente.

Il becchino lava il corpo con acqua e aceto, e se il morto è una donna, la pettina e le fa le trecce, se un uomo gli fa la barba.

Dopo di che lo veste con i migliori abiti.

Sulla parte del cuore viene assicurato un a.....o nelle mani che vengono chiuse in atto di chi prega; viene poi messo un rosario e un crocifisso sul petto.

Sotto il cadavere, si colloca una coperta bianca e sotto la testa un altro crocifisso che si prende in chiesa.

Si accendono poi quattro lucernine a olio o quattro ceri.

Fatto tutto cià, il becchino viene licenziato, ed ed i parenti stretti del defunto vanno a piangere e pregare presso il feretro.

Dopo viene ammesso a visitare il morto il vicinato:
una donna di fiducia della casa sta sempre presso il cadavere.

Quando il cadavere viene deposto nella bara involtato in un lenzuolo e col capo che riposa sopra un guanciale, la famiglia non deve essere presente, come nemmeno i vicini, tranne uno o due parenti meno prossimi i quali non devono abbandonare la casa del defunto, finché il becchino non ha riportato il lenzuolo e il guanciale che era nella bara.

Essi però, in generale, rimangono nella casa fino al giorno successivo a quello in cui ha avuto luogo il funerale.

Quando muore un angiolo, cioè un bambino che ha meno di sette anni, si suole cingergli la vita con un cordone:
i parenti, od anche gli estranei, sono soliti fare un nodo nel cordone, perché così, dicono i contadini, i bambini pregheranno Iddio per tutte quelle persone che l'hanno fatto.

La moglie e la madre ed i figli del defunto non devono farsi vedere alla Messa per tre settimane; riguardo al bruno, esso è di un anno per il coniuge defunto, per il padre o la madre, di sei mesi per i figli e fratelli.

Quando muore un giovanotto o una ragazza si depone sulla bara una corona di fiori freschi.

Quando nuore il prete del paese, c'è l'uso di portare il suo corpo in giro per le vie principali:
se muore la Perpetua si dovrà pure trasportare il corpo per il paese, ma non occorrerà di fare un giro lungo come pel prete.




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