Diari lastrigiani

Gino Mignolli, Lo schioppapalle 5/5


Lucianino pungolando i bovini col bastone li accompagnava uno a uno nella stalla a ridosso delle mura di Ciccine, soprannome di Lisindo il merciaio galantuomo, troppo grande per il suo ciuchino, a cui ognidì di buonora attaccava un acconcio barroccio, di fatto uno stipo con cassette e antine ricolme della dovuta mercanzia, per raggiungere i pur remoti casolari della campagna, rientrando puntuale ai primordi dell'annottare.

Perfino la domenica Lucianino si adoperava, aiutando nel pomeriggio il Rospo, lo spazzino comunale, a raccogliere le cartacce lasciate a fine mercato dalle bancarelle, ramazzando la piazza e tutta Via Dante con una lunga scopa d'erica.

Caricata l'immondizia nel capace cassone celeste, coperto da portelli incernierati alle sponde, lo trainavano a mano, grazie anche alle alte ruote con i mozzi ben sugnati , nel lurido deposito in Viagora per una intrafinefatta cernita, primordiale riciclo ecologico.

Nel ricolmo paniere dei ricordi un'altra chicca scelgo, dolce e agra come la sacrale melagrana sanguigna fessa dai primi raggi autunnali, che nella ormai spoglia campagna sigilla la stagione dei frutti, e che parimenti alle ciliegie tanto aggrado.

Mi rimanda alle pur rare volte che razzolando nel Vingone in secca alla ricerca di traforati cilindretti di pirite, residui bellici arenati sotto la Pescaia di Pallone che infilati con i sottili filamenti di rame , a mò di miccia, da accendere a buio in piazza in un scintillante serpeggiamento, mi imbattevo in una pozza ricca di pesciolini rimasti intrappolati dal ritiro delle acque.

Allora svelto con barattoli e bacinelle la prosciugavo per catturarli facilmente e portarli a casa, ben sapendo quanto ghiotti ne fossero mio fratello e il babbo. Soltanto oggi ravviso che quel malcelato disappunto della mamma non aveva scaturigini gustative.

Infatti per una croccante cottura, oltre a ricolmare di brace il fornello, occorreva non poco di quell'olio da fritto che la mamma serbava gelosamente in un fiasco dalla bisunta impagliatura nel sott'acquaio di pietra, nascosto da una tendina a fiorami inanellata in un tondinello di ferro ,olio che a fine cottura per il peculiare frazio stavolta non avrebbe potuto recuperare......
Le emozioni per l'afflitto nitore dell'amorevole ricordo, e il profluvio degli altri evocati in questo pellegrinaggio di reminiscenze mi hanno collassato l'animo .

L'incorporeo affanno ne sbarra il prosieguo.
Un ultimo pensiero per l'amato Arno. Auspicale.
Ma rassicurato dall'integrità dei giovani, attenti tutori dell'ambiente, sono certo del suo domani migliore.
Sto risalendolo, in treno sulla novella linea che lo costeggia verso Firenze.

Scappano via verdi vedute.
Riconosco infantili scorci.
La natura è così generosa!
Asserto ribadito dalle vicine colline che ad austro ornano la Piana, già riplasmate al primordiale aspetto dai rigogliosi ulivi, dopo la falcidia della tremenda gelata del 1985. Antichi effluvi irrorano l'animo.
Adagiato su tali teneri pensieri, cullato dall'armonico dondolio della confortevole carrozza socchiudo gli occhi; intendo in lontananza il riecheggiare di vecchie note.

Ma sì! Intonando il valzer lento del famoso chansonnier fiorentino all'inizio ricordato , stornellano... sull' Arno d'argento; si specchia il firmamento. ..
Un increspato sorriso, ravvivante la canuta effige, accompagna il mio viaggio.

nino mignolli

Calcinaia – Avvento 2009

CODICILLO

L'incidentale cognizione di una lodevole iniziativa della locale Amministrazione Comunale, il letterario concorso Arno – fiume di pensiero , piacevolmente mi ha indotto a vergare questo mio, pur infimo, contributo al siffatto valido progetto.

I precari appigli offerti dal Fiumicel e la scarna storica rilevanza, che peraltro il sommo Vate licenziò in poche terzine, giustificheranno, almeno spero, il mio patetico personale pensiero.

Ricordi ahimè lontani, astrusi per i volenterosi lettori, ma riverenti ai paesani con cui, qual un'unica famiglia, sono cresciuto nell'amata schietta Lastra.

Per gli statistici rammento che nel letterario certame, lo Schioppapalle è finito, ovviamente !, nel carretto del Rospo..

n.m.



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